Spingere e tirare: Confucio e il TAO, di F. De Anna

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Spingere e tirare: Confucio e il TAO, di F. De Anna

tramontoLa situazione creata dal Corona virus ha proposto in termini assolutamente diversi dal passato la questione del rapporto tra processi di apprendimento e tecniche e strumenti del digitale.
Il confronto ed il dibattito culturale sul tema hanno generato riflessioni e contributi di estremo interesse: una attenta “navigazione” tra essi ci fornisce sia strumenti di analisi sia opportunità di ricostruzione di esperienze concrete. Ovviamente ciascuna con limiti e pregi diversi; ma proprio il tema rende obbligatoria la dimensione della complessità e l’esclusione di verità assodate. Ci limitiamo a citare significative riflessioni plurime raccolte nel sito di Pavone Risorse (www.pavonerisorse.info) o su Condorcet (http://condorcet.altervista.org) e un importante contributo di Franca Da Re “Riflessioni per i Maestri del tempo presente” (www.francadare.it/wp/ )
La questione del digitale nella formazione non è per me nuova (trovate riflessioni sul mio sito www.aspera-adastra.com ).
Ed anche per tali motivi mi sono astenuto finora di commentare guardando con grande interesse le diverse “narrazioni”.
Ma la situazione attuale sta maturando una svolta “radicale” che muta il “campo di discussione”.
La dimensione di “calamità” grave, estesa ma delimitata, sta mutando in una prospettiva di cambiamento di lunga durata che investirà il futuro del fare scuola (e non solo), comunque si risolva la contingenza.
In parallelo si verifica uno slittamento del carattere della comunicazione e degli approfondimenti che si indirizzano su due strade,
In primo luogo, una tendenza a misurarsi su un registro di “profezia”.
Inevitabile per un verso e stimolate nella sfida al futuro.
Ma francamente è un registro di discussione che mi genera sconcerto e chiusura. I profeti hanno sempre un Jahvè che “li manda”, e basta una occhiata al Deuteronomio (per non parlar di Giobbe…) per diffidare della generosità dei suoi interventi (anche con le migliori intenzioni future).
Inoltre, senza scomodare la Bibbia, occorre sempre ricordare che la sfida “profetica” nella dimensione della comunicazione di massa, minaccia sempre la deriva su due costrutti: l’affermazione del possesso della verità da parte di chi “enuncia” e il richiamo ad una “verità data” che affonda nel passato. Nei profeti più dilettanti il “l’ho sempre detto”.
In secondo luogo, il baricentro del confronto si sposta, proprio perché si investe il futuro “di sistema”, dalle esperienze concrete e multiformi, alla dimensione delle decisioni sistemiche e delle politiche pubbliche relative.
Questa seconda dimensione è stata finora esplorata, anche con elementi di conflitto e diverso orientamento, ma sempre nella misura della contingenza del da farsi domani.
La “politica pubblica di sistema dell’istruzione” è rimasta in realtà sullo sfondo dei ripetuti e necessari DPCM.
Proprio il complesso repertorio di questioni sulle quali mi sono volutamente astenuto in precedenza, anche per il carattere onnicomprensivo degli interventi e linee guida pervenute dal Ministero. Ci si poteva sempre trovare le indicazioni “giuste” (comprese quelle utili per alimentare le polemiche più strumentali)
Ora invece sale lentamente il rilievo alla questione di “strategia della politica pubblica dell’istruzione”. Proprio perché appare chiaro che non si tratta di gestire al meglio la contingenza nell’uso della strumentazione on line, ma di costruire l’innovazione di sistema.
E per questo motivo sono uscito dal silenzio.
Solo per contribuire a tale equilibrata e complessa riflessione/confronto, ricordo che l’innovazione può sempre essere perseguita secondo due modalità: “per tirare e per spingere”.
Le distinguiamo per comodità argomentativa: nella realtà operativa delle organizzazioni reali le due metodologie sono sempre in diverso grado mescolate.
• “Per tirare” si opera avendo la meta davanti allo sguardo e il sentiero da percorrere definito… La strategia è determinata, le ipotesi dichiarate e manifeste. Osservare l’algoritmo è determinante per il successo. Il limite è costituito dal fatto che vi è sempre il pericolo che la locomotiva che “tira” verso la meta perda i vagoni e i pezzi del convoglio…
• “Per spingere” il carico è davanti a noi… il percorso è incerto e occultato dallo stesso movimento… il sentiero va sempre attentamente recuperato, ma proprio per questo è sempre incerto. Il valore potenziale è proprio la “variazione” del percorso che può portare a risultati inattesi, a variazioni feconde, a evoluzioni inaspettate.
Una sensata strategia pubblica per l’innovazione dovrebbe sapientemente declinare le due modalità, assicurando da un lato la controllabile omogeneità dei processi, e dall’altro la variabilità da cui scaturisce la dinamica evolutiva.
Un vecchio proverbio ebraico: “l’uomo sale verso la meta voltando le spalle. Così il cammino è incerto, ma l’orizzonte si amplia ad ogni passo”.
Occorre in altre parole l’attenzione e l’alimento alle “zone franche” (per usare l’espressione di Maragliano, sul piano di una permanente “ricerca educativa”), e contemporaneamente la determinazione inequivocabile di una direzione comune di sistema. (per brevità di comprensione rimando al sito del Ministero dell’Istruzione francese: alle scuole non si forniscono solo “indicazioni e opportunità”, ma strumenti, prodotti e, fondamentale, una piattaforma nazionale.)
Fino ad ora si può affermare il primato della modalità “per spingere”: l’innovazione si è diffusa sulla base della disponibilità spontanea e volontaristica. Chi guida “ha spinto” mettendo a disposizione informazioni, risorse, repertori. Ma non una propria e dichiarata strategia.
Occorre che il decisore politico si misuri anche con una strategia “per tirare” o meglio ricombini sapientemente un equilibrio “produttivo” tra le due modalità, al quale far corrispondere anche criteri di priorità e distribuzione delle risorse economiche e professionali.
La politica pubblica, le strategie che si misurano con realtà complesse, animate da interessi, idee, esperienze multiformi, deve temere la tentazione di enunciazioni fondate sul preteso possesso di verità teoretiche. (Ricordate chi diceva che il “socialismo era l’elettrificazione più i Soviet”? e sapete come è andata… ma ciò non significa che l’elettrificazione non avesse valore… Così qualcuno oggi può sostenere che l’innovazione sia l’elettrificazione della didattica… oppure sostenere che l’elettrificazione sia un guaio…).
Governare sistemi complessi è “questione complessa”.
Confucio e il Tao sono sempre i riferimenti (da combinare) per la gestione della strategia pubblica.
 

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